venerdì 3 febbraio 2017

Peugeot RCZ-R - Cuore di Leone, Autonomia da Cammello

Ho capito quanto la situazione fosse seria quando Ragazza Alta è rimasta sorpresa sapendo che avrei dovuto riportare l'auto. Mi chiede, "che vuol dire riportarla?", "Sì" rispondo "non è mia. E' un'auto stampa e la porto su a Milano prossima settimana." Ah. Dice lei. Le piace, piace a tutte e questa è la prima cosa che dovete sapere sulla RCZ-R: piace alle donne.
Ho imparato qualche lezione importante sul mondo auto, per esempio ho capito che ci sono molte donne a cui piacciono davvero le auto. E per gli stessi motivi per cui piacciono a noi maschietti: prestazioni, aspetto e divertimento. Niente che riguardi denaro o potere perché, ed è questa la lezione più importante, una bella auto può aiutare la prima impressione, così come un bel paio di addominali, per i primi 34 secondi o giù di lì ma, superati questi 34 secondi, l'auto che guidi sarà irrilevante se lei pensa che tu sia scemo.
L'originale RCZ sembrava disegnata da un artigiano con molto talento ma poco tempo. Poi, con il restyling, da carina che era è diventata proprio bella.
Il secondo maggior pregio della Peugeot RCZ è l'aspetto. Bassa, slanciata, larga, coupe. Ma quel che la differenzia dalle altre coupe è l'effetto supercar, le persone la guardano e non capiscono cosa sia, per via del tetto in vetro ondulato e dei tagli e degli angoli. L'originale RCZ sembrava disegnata da un artigiano con molto talento ma non molto tempo a disposizione poi, con il restyling Peugeot l'ha perfezionata e da carina che era è diventata proprio bella. Ai miei occhi questa è una delle auto più belle che si possano comprare senza doversi vendere la casa.
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L'RCZ è, o per meglio dire era, disponibile con motori diesel e benzina, disponibili in differenti varianti di potenza dai 156 ai 270 cavalli. Ho guidato quest'ultima per dieci giorni e questo mi porta a parlare del terzo maggior pregio della RCZ R: la velocità. L'auto accelera con fare inesorabile, mette insieme la potenza e la mette a disposizione in un sol boccone, poi devi cambiare perché i rapporti sono molto ravvicinati fra loro, questo contribuisce a renderla incredibilmente parca nei consumi. Non credo di aver mai guidato un'auto a benzina con un rapporto consumi-prestazioni così positivo. 

Ed è questo il principale pregio della RCZ. So che c'è chi si annoia a sentir parlare di consumi ed efficienza ma a me piace il mondo reale, e mi piacciono le auto per la vita reale, e la RCZ è un'auto performante per la vita reale. Per i milionari dover far benzina ogni 5 minuti non è un gran problema, principalmente perché c'è sicuramente qualcuno che lo fa per loro, ma per tutti noi è diverso. Noi, gente normale, abbiamo un budget. E la RCZ-R offre 270 cavalli abbordabili. 
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Si può acquistare una RCZ pagando cifre giuste, e dovreste. Ho spesso sottolineato (e non solo io) come le auto moderne non siano assolutamente definibili cattive auto, ma molte sono un po' noiose. Non questa però. Ha il cuore di un leone, l'autonomia di un cammello e un grosso spoiler posteriore dove puoi appoggiare un coniglio di porcellana. 
guarda il video ↓
[youtube https://www.youtube.com/watch?v=TJj8dZGS-Uw&w=560&h=315]

testo, foto & video → Alessandro Renesis
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giovedì 24 dicembre 2015

mercoledì 28 ottobre 2015

Maserati Quattroporte M.Y. 2016 #themaser



Iniziamo da lontano, indietro nel tempo e geograficamente verso ovest. Siamo nel 2009.
Circa 150 miglia (250 chilometri) a sud-ovest di Las Vegas e 120 miglia (190 chilometri) a nord-est di Los Angeles, nella San Bernardino County, in una California che probabilmente non conoscete, in mezzo al deserto ai piedi della Valle della Morte c’è Barstow. Be’, oggi sono a Barstow. Sto guidando una Ford Mustang che scalpita e sbraita nel calore del deserto californiano. Un 4 litri V6 che produce 210 cavalli, (avete letto bene) e trasforma la potenza in rumore, fumo e personalità, ma di sicuro non in prestazioni.
Accosto in uno degli “slot” del parcheggio di un motel di fronte a un diner. Con una N sola perché vuol dire tavola calda e non cena. Non chiudo nemmeno l’auto. Mi è stato garantito che da queste parti non c’è micro criminalità e al massimo, quoto testuali parole, “ti sparano se non gli piaci”, mi è stato detto. Attraverso la strada, calpestando l’asfalto rovente con scarpe di cuoio, perché non è che sia mai stato uno di quelli furbi, ed entro nel diner. Dentro trovo un paio di uomini enormi cresciuti a mais e burro d’arachidi, una cameriera ispanica, un’altra donna (che potrebbe avere 27 anni così come 57) in compagnia di quello che immagino sia suo figlio e un uomo seduto al tavolo più vicino alla vetrata, magro e con occhiali da architetto. Tutti alzano lo sguardo e lo posano di me per cinque secondi mentre varco la soglia. Straniero e strano, ma nessuna minaccia. Dopo cinque secondi ognuno torna a concentrarsi sul proprio pasto o sul proprio lavoro. Tranne l’uomo magro con gli occhiali da architetto. Mi siedo specularmente di fronte a lui, a due file di tavoli di distanza, vicino alla vetrata per tenere d’occhio l’auto.
Passano nemmeno trenta secondi e l’uomo magro con gli occhiali da architetto mi chiede, “Da dove vieni?”
“Firenze, Toscana, Italia.”, rispondo io.
“E che diavolo ci fai qua?”.
Giusta osservazione. Bella domanda. Non lo so che ci faccio qua. Immagino che sia l’infinita curiosità ingegneristicamente incernierata nel nostro d.n.a. dall'alba dei tempi o il sapore della scoperta. Oppure sono qua perché ho letto troppi libri e visto troppi film ambientati nell'America sconosciuta e mistica dei diners, dei motel e delle strade deserte.




Fatto sta che ha ragione lui. Che ci faccio qua?  Giratela come volete la frittata. Impanatela e friggetela, metteteci sopra lo zucchero o il sale o entrambi. La verità dura e pura e cruda e che l’Italia è bellissima. Da Nord a Sud, da Est a Ovest. Pochi ci tengono testa per la storia e l’arte, meno ancora per la cucina e le automobili, e praticamente nessuno è in grado di tenere testa se combinate il tutto.
Facciamo adesso un salto nel futuro, che poi sarebbe il presente, e siamo di nuovo nel 2015. Sono a Modena, nello specifico a Castelvetro di Modena, nella Motor Valley. L’Emilia Romagna ha poco da invidiare in quanto ad arte, meno ancora da invidiare in quanto a cucina (a Modena si trova l’Osteria Francescana, il secondo miglior ristorante al mondo) e tutto da insegnare se parliamo di auto. Da Piazza Roma, qui a Castelvetro, si vedono le colline e la campagna. Bene, nel raggio di poche decine di km quadrati da qui sono nate Ferrari, Lamborghini, Pagani, De Tomaso e Maserati. Anche Bugatti è passata di qui, tra la fine degli anni ’80 e la metà dei ’90 (quand'era di proprietà di Romano Artioli, l’uomo che ha dato il nome alla Lotus Elise) la sede era a Campogalliano, in provincia di Modena.



Parliamo un po’ meglio di Maserati e iniziamo con una breve lezione di storia. Officine Alfieri Maserati fu fondata a Bologna nel 1914 dai fratelli Maserati. L'ispirazione per il Tridente, simbolo e logo del marchio, venne dalla Fontana del Nettuno, nell'eponima piazza a Bologna. Nei suoi 101 anni di storia Maserati ha vissuto vicissitudini e picchi di gloria, come ad esempio quando vinse il campionato di F1 nel 1957 con un certo Juan Manuel Fangio alla guida della 250F, e la doppia vittoria 500 Miglia di Indianapolis, con Wilbur Shaw, nel '39 e nel '40.
Ancora oggi, primo ed unico costruttore Italiano a trionfare alla storica gara in Indiana, Stati Uniti. Negli anni è passata sotto il controllo dei fratelli Orsi, furono loro a spostare la sede da Bologna a Modena negli anni '30, è stata successivamente di proprietà di Citroën, De Tomaso, Fiat, Ferrari e oggi fa capo al gruppo FCA (Fiat Chrysler Automobiles). Sotto il controllo del gruppo Italo-Americano, il marchio del Tridente sta vivendo una rinascita. La produzione è passata dai 6.300 modelli del 2011, agli oltre 36.500 del 2014.



Maserati ha in gamma quattro modelli al momento. Ghibli, GranTurismo, GranCabrio e Quattroporte, quest'ultima è quella che ci interessa oggi. Il motore è un 3 litri biturbo da 410 cavalli che dal 2013, insieme al 3 litri diesel e 3,8 V8 della GTS, ha sostituito il 4,2 e 4,7 litri aspirato. Il nuovo propulsore ha migliorato i consumi, le prestazioni e le emissioni. La gigantessa (5 metri e 20 di lunghezza) si muove come un gattone docile, fluttuando in 7° o 8° a 50 o 70 orari. Ma sa anche muoversi come un ocelot, da 0 a ben oltre 130 in 3°. E in fretta. Il nuovo 3 litri con doppia sovralimentazione l’ha resa un’auto più progressiva e incrementale; il classico calcio nelle reni da “gas in fondo” si è trasformato in un'inesorabile accelerazione che diventa irresistibile mentre salgono i giri. La Quattroporte scalpita nel settore delle "uber-berline" di lusso, ma mentre le rivali sono un po' delle laureate snob, la “Maser” somiglia più a un playboy ribelle che, alla fine del ballo della scuola, è quello che si porta a casa la bella della festa.



Maserati è diventata leggendaria facendo cose leggendarie. E non solamente per le vittorie in F1 con Fangio e alle due vittorie di Indianapolis con Shaw. Maserati ha preso il segmento quasi per definizione più grigio del settore auto, quello delle berline di lusso, e lo ha ravvivato con la Quattroporte. La “vecchia” nuova Quattroporte uscita nel 2003 era caotica, rissosa, rabbiosa, rumorosa e spettacolare. La “nuova” nuova Quattroporte prodotta dal 2013 che vedete in foto nella versione Model Year 2016 ha la stessa anima, solo un po’ più efficiente e razionale. Va forte. Fa casino. Fa spettacolo. È più razionale e civilizzata, i suoi punti di forza rimangono gli stessi di sempre. La personalità, il look e il sound.

Torniamo per un attimo a sei anni fa e quasi 10.000 km più a Ovest di qua. Il tipo con gli occhiali da architetto paga e se ne va e io ordino caffè. Nero. Niente zucchero, niente latte. So già che farà schifo, ma la caffeina è caffeina e io devo guidare per altre quattro ore nel deserto per tornare in hotel a Las Vegas. Sulla carta, la Mustang che vedo dalla vetrata non ha niente a che vedere con la Maserati Quattroporte. Coupè vs berlina. Aspirato vs turbo. La prima è una working-class hero, la seconda è un’espressione del lusso. Eppure hanno un tratto in comune fondamentale, il più importante per un’auto. La personalità.

Sotto molti aspetti, perdonate la metafora semi-calcistica, la Quattroporte sta al suo segmento di mercato come Melissa Satta sta al salotto di un noto programma sportivo in tarda serata il Lunedì. Rispetto alla concorrenza non vince necessariamente dal punto di vista “tecnico”, ma vive di luce propria.
Ed è davvero difficile smettere di guardarla.



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categoria: auto/prove su strada
luogo: Modena, Ottobre 2015
testo: A. Saetta Vinci 
foto: Maserati
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leggi la prova anche su decappottabiliontheroad.com

mercoledì 21 ottobre 2015

Ritorno al Futuro. DeLorean DMC-12

Nel 2008 Francesco Mandelli (attore, I Soliti Idioti) e Alessandro Cattelan (conduttore, X Factor), allora entrambi VJ di MTV Italia, partirono verso gli Stati Uniti per un programma che si chiamava Lazarus (quasi tutte le puntate del programma sono visibili su YouTube) e che rimane ad oggi il miglior programma televisivo mai prodotto in Italia negli ultimi 10-15 anni.

La premessa era semplice. Un viaggio a tappe per gli U.S.A. nei luoghi dove sono nate o vissute o morte alcune fra le più leggendarie icone culturali degli ultimi 100 anni, per capire se sarebbero ugualmente diventate leggende anche se non fossero schiantati giovani. 
Marylin Monroe, Tupac Shakur, Jimi Hendrix, Jim Morrison, Elvis Presley, Martin Luther King, Kurt Cobain e la lista continua. Al di là dell’innegabile talento e impatto culturale, quanto ha contribuito la loro morte prematura e quasi sempre violenta e drammatica a renderli immortali nell’immaginario collettivo?

 Ma la mia domanda è; ci sarà mai un altro Elvis? Avremo mai un’altra Marylin? Probabilmente no. 
Il mondo odierno è veloce e impaziente. YouTube, Blogger, Wordpress, vari Talent Show fanno emergere bombe mediatiche da 100 milioni di visualizzazioni in 3 giorni, salvo poi dimenticarsene nel giro di qualche anno. Quando va bene.

Lo stesso vale per le auto. Prendete Ferrari, dalla F40 fino alla F50 per esempio, un decennio in cui ogni auto del Cavallino ha vissuto di luce propria. Ognuna diversa e impossibile da mescolare con un’altra. E poi? Certo La Ferrari LaFerrari e la Enzo sono uniche, ma quanti di voi sarebbero in grado di riconoscere all’istante una 430 da una 360? E una 458 da una 488? E nessun marchio d’auto è più iconico di Ferrari quindi figuriamoci gli altri.

Sicuramente non vi sarà sfuggito (ho contato circa 27 post dei miei contatti su Facebook solo negli ultimi 20 minuti) che il 21 Ottobre 2015, la data di oggi, è quella che appare sulla macchina del tempo in Ritorno al Futuro (parlando di icone, questo film lo è).

La macchina del tempo in questione è la DeLorean DMC-12. Prodotta dalla defunta DeLorean Motor Company dal 1981 al 1983, ne esistono ad oggi solamente 7.000 circa in tutto il mondo. 



La DMC-12 originale montava portiere ad ala di gabbiano e carrozzeria di acciaio inossidabile non verniciata, era equipaggiata con un V6 di derivazione Volvo-Renault (non esattamente una combinazione corsaiola) che da nuovo garantiva 130 cavalli. Quindi a un eventuale test su banco oggi, credo che nessuna DeLorean ancora intatta sarebbe in grado di sviluppare più di 100 cavalli. 
Ufficialmente, l'auto garantiva uno 0-100 in 8,8 secondi, ma nei test effettuati non ha mai fatto meglio di 10. In termini motoristici moderni, da zero a cento in oltre 10 secondi equivale a camminare. 

Era un'auto complessa e avanguardista sotto certi aspetti, anche troppo forse. Un progetto che oggi probabilmente non uscirebbe dal foglio sul quale è stato disegnato. 

Eppure, nel 2015, a 30 anni esatti dal film che la resa famosa siamo ancora qui a ricordarla come uno dei prodotti più interessanti e affascinanti della storia dell’auto.

Così come la DeLorean e così come la saga di Ritorno al Futuro, sono un prodotto degli anni ’80, non ero ancora nato nel 1985 ma mi vanto comunque di far parte dell’unica generazione che è riuscita a godersi la vita senza tecnologia ma che allo stesso tempo non ha dovuto fare alcuna fatica per adattarsi… ma tanto è inutile che continui a scrivere, state probabilmente leggendo questo dal vostro iPhone e sarei onestamente sorpreso se steste ancora leggendo. Così come sarei sorpreso se in questo momento non steste cercando “steste” con un app dizionario sul vostro smartphone per verificare che il congiuntivo imperfetto del verbo stare è proprio “steste”.


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categoria: auto/news 
testo: Ale S. 
foto: Getty
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venerdì 16 ottobre 2015

Monte Carlo. Estuario di Contanti.

Dal primo passo, dal primo sguardo è impossibile fraintendere Monaco. Monte Carlo, Principato di Monaco è una dichiarazione d’intenti. E’ un microcosmo indipendente e individualista che vive, respira, e soprattutto spende per conto proprio. Ci sono pochissimi luoghi al mondo che si possono paragonare, Principato di Andorra, San Marino, Liechtenstein per esempio, ma tutti questi luoghi hanno in comune col principato monegasco solamente le ridotte dimensioni, e il segreto bancario. E se si deve dar retta alle voci, pare che a breve sia destinato a scomparire pure quello.



Dopo un buon millennio incastonato tra Francia e Italia come principato indipendente semplicemente perché nessuno dei due vicini era particolarmente interessato, nel 1854 il gioco d’azzardo fu legalizzato dal principe Florestano I di Monaco e due anni dopo aprì ufficialmente il casinò. Era il 1856. Ci sono voluti secoli di storia per plasmare l’Italia così come la conosciamo. A Monaco sono bastati 100 anni. Il casinò ebbe un successo così immediato e clamoroso da indurre il governo ad abolire completamente le tasse sul reddito dei propri cittadini nel 1869, nel 1929 ci fu il primo gran premio di Formula 1 e nel 1956 Grace Kelly sposò il principe Ranieri III di Monaco. Ecco fatto. Il Gran Premio di Monaco è probabilmente il più famoso e il più ammirato sia dal pubblico che dai piloti, se non altro perché la metà di essi risiede nel Principato. Non è sorprendente che la storia di Monaco sia così strettamente collegata al mondo dell’automobilismo. Per molti fra i milionari e miliardari di contanti, ma tecnicamente in bancarotta in quanto a gusto, le automobili sono quanto di più vicino alla cultura ci possa essere. Vantarsi di una Bugatti è semplicemente più semplice e veloce che vantarsi di un Rembrandt. “Ah sì, Picasso. Ne ho avuta una, accelerazione formidabile ma scarsa tenuta di strada”. Le macchine diventano l’imitazione della civilizzazione in una terra dove nessuno fa niente, o sa niente. La breve storia dell’automobile diventa il Rinascimento che Monte Carlo non ha mai avuto. E' F1, è mare cristallino e 300 giorni annui di sole. Le strade sono pulite e immacolate, gli edifici nuovi e perfettamente curati. Monte Carlo è un magnete per milionari, multi milionari e miliardari. Che siate piloti di F1, attori, artisti, politici, imprenditori i soldi qui sono sempre verdi, puliti o sporchi. E sono strani. Non reagiscono mai come si pensa. Come l’acqua. L’acqua ti scivola tra le dita e si insinua semplicemente attraverso il percorso che offre meno resistenza. E non è sempre bella. O pulita. O limpida. O fresca. Monte Carlo è una pozzanghera di soldi. Un estuario di contanti. Come se l’intero flusso di denaro dell’emisfero occidentale e nord-est europeo avesse trovato il suo percorso naturale attraverso il Continente per sfociare qui, uno stagno di avarizia che poi va a finire nel Mediterraneo.

Qualunque cosa possiate pensare di Monaco, è un bel posto. Le chiacchiere rimangono nei bar dove il caffè costa 3 € (per essere onesti, Piazza della Repubblica a Firenze, Piazza del Duomo a Milano e Knightsbridge, Londra. Solo alcuni esempi tra i posti dove un caffè da seduti costa ben più di 3 €). In particolare, Monte Carlo è un posto speciale per chi ama le auto. Qualunque ora, qualunque giorno dell’anno ci sono almeno due o tre tra Ferrari, Lamborghini e Porsche in Place de Casino. Pensate alle vostre auto preferite, l’auto dei vostri sogni. Lexus LFA, Dodge Viper, Pagani Huayra, Pagani Zonda, Shelby Cobra, Ferrari LaFerrari. Per quanto assurda o rara, statisticamente è qui che avrete più possibilità di vederne una. Io adoro Monte Carlo. E’ qui che ho guidato la mia auto dei sogni, Lexus LFA, è qui che ho visitato il Top Marques ed è qui che ho assistito al mio primo Gran Premio di F1. Il GP di Monaco è il più iconico e leggendario, e il più significativo.

Molti amano associare Monte Carlo alla parola glamour. Perdonate ma non c'è niente di "glamorous" nell'assistere a petrolmiliardari russi alti due metri e larghi due metri braccare la schiena delle loro compagne pneumatiche alte due metri e con seni della circonferenza di due metri. Sicuramente stanno insieme per amore. Monte Carlo è un museo dell'auto a cielo aperto ma non cercateci l'eleganza perché non c'è.

Ho passato ore, in svariate occasioni, a volte solo e a volte in compagnia, seduto ai tavolini esterni del Café de Paris semplicemente bevendo un caffè e guardando le auto che passavano. Spesso nel tentativo di formare nella mia mente una prosa convincente per descrivere su carta un evento, un viaggio o una prova su strada auto da pubblicare qui o . La mia mente si è spesso elasticizzata verso i poli estremi del mio thesaurus, e l'aggettivo elegante non è mai stato tra quelli presenti.

Non ricordo l'anno in cui ho fatto questa foto, forse 2013, forse 2014.
Una Ferrari FF si fa ammirare nel mezzo al circuito, a una settimana dall'inizio del GP. Un uomo molto basso, sovrappeso e con un riporto clamoroso indossa mocassini rosa, jeans rossi, camicia gialla e giacca del team Red Bull. E un cappellino Mercedes.
Sale sulla FF, la fidanzata biondissima e svetlanissima sale dal lato passeggero. E la Ferrari accelera verso il porto.

Ma vedi tu 'sto gran bast...


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categoria: auto/viaggi - news
luogo: Monte Carlo, Principato di Monaco
testo & foto: Ale S.
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domenica 20 settembre 2015

Singapore GP

Il Biondo, che prima conoscevamo come Il Nero, si blocca e si intoppa, costretto al ritiro causa guasto. Hamilton rimane comunque saldamente in testa alla classifica perché Vettel, Ricciardo e Raikkonen (in quest'ordine) relegano il collega/compagno di scuderia/principale rivale per il titolo Rosberg a una "misera" quarta posizione (solamente 12 punti guadagnati).
Rimandato il traguardo dei 41 GP vinti come il suo idolo Senna. Sono invece 42 (superato Senna, nel mirino Alain Prost che ne ha vinti 51) le vittorie dell'energico e talentuoso Vettel (che non ha vinto quattro mondiali solo perché aveva la macchina migliore, come sostenevano in tanti) che vince meritatamente e regala, insieme al finlandese che non ride veramente mai, punti, respiro e morale alla Scuderia Ferrari.

Per il resto?

Degna di menzione l'allegra passeggiata in pista di un fan



e soprattutto Verstappen.

Max l'Olandese, classe 1997, non ha neppure la patente per guidare in strada ma in pista mette talento, grinta agonistica e soprattutto carattere, rispondendo con un secco e inequivocabile "no" all'ordine di scuderia che gli chiedeva di far passare il compagno.

L'ultima menzione per il tracciato (in notturna) di Singapore.

Vessato, criticato e mal digerito dai fan evergreen e amarcord (massì, mettiamoci un po' di parole fighe). Fa troppo caldo, è troppo umido, circuito inutile, brutto, noioso. Queste le critiche. Ok, tutto quello che volete.

Ma guardate qua che spettacolo.


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categoria: auto - news
testo: Ale S.
foto: straittimes
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